L’inno ambrosiano e i Venerdì di Quaresima
Un invito alla sobrietà e alla vigilanza
L’inno Ex more docti mystico si canta dalla prima alla quinta domenica di Quaresima. Il testo è nel Breviarium Ambrosianum (1957); la traduzione è della Liturgia ambrosiana delle ore (1983).
Ne riportiamo alcune
strofe.
Ex more docti mystico
servemus hoc ieiunium,
deno dierum circulo
ducto quater notissimo.
Utàmur ergo parcius
verbis, cibis et potibus,
somno, iocis; et arctius
perstémus in custodia.
Dicamus omnes cernui,
clamemus atque singuli:
ploremus ante Iudicem,
flectamus iram vindicem.
Nostris malis offendimus
tuam, Deus, clementiam;
effunde nobis desuper
remissor, indulgentiam.
auge bonum quod poscimus;
placere quo tandem tibi
possìmus hic et pérpetim.
Fedeli all’uso mistico
e a penitenza docili,
digiuno qui si pratichi
nel tempo di Quaresima.
Per questo assai più sobrio
si svolga il nostro vivere,
e poi cerchiam più vigili
dei sensi la custodia.
Tutti diciamo unanimi,
e sempre ripetiamoci:
piangiam davanti al Giudice,
plachiamo l’ira vindice.
Le nostre colpe offesero
un volto tanto affabile:
tu redentor benevolo
largo perdon concedici.
il bene chiesto aumentaci,
perché possiamo subito
e sempre darti gloria.
Il
significato dei venerdì “aliturgici”
Una delle particolarità più
caratteristiche del rito ambrosiano, durante la Quaresima, è quella dei
cosiddetti venerdì ‘aliturgici’ cioè senza Messa. Per alcuni studiosi, in questo
la liturgia ambrosiana si avvicinerebbe alle chiese orientali, nelle quali in Quaresima
tutti i giorni della settimana, eccetto il sabato e la domenica sono aliturgici.
Secondo altri (vedi il Beato card. Schuster) l'origine sarebbe molto antica e
risalirebbe ai tempi in cui la liturgia eucaristica era celebrata al calar del
sole: poiché di venerdì la preghiera vespertina si prolungava con
una veglia che, di fatto, terminava con la celebrazione eucaristica quando ormai
spuntava l'aurora del sabato, il venerdì restava privo della celebrazione della
Messa.
Il significato spirituale: i venerdì della Quaresima ambrosiana richiamano più che mai alla meditazione del cristiano il dramma della Chiesa-Sposa che si ritrova desolatamente privata del suo sposo e Signore. E così il non poter fare la comunione da un lato provoca un senso di vuoto e di mestizia, dall’altro costringe a riflettere sull’essenziale; fa sperimentare, in un certo senso, che cosa significhi essere privati della presenza di Cristo strappato dalla morte alla sua Chiesa; aiuta a comprendere più profondamente il valore di questo sacramento alla luce del sacrificio di Cristo in croce.
(Da Marco Navoni, La Quaresima ambrosiana con tutte le sue differenze)
A cura di P.V.
Nessun commento:
Posta un commento