mercoledì 24 aprile 2019

Concerto della Settimana Santa 2019

DE VICTORIA - PALESTRINA - MENDELSSHON

Dopo i Responsori di De Victoria (Amicus meus, Unus ex discipulis, Eram quasi agnus, Tenebrae factae sunt, Caligaverunt oculi mei, Ecce quomodo moritur, Sepulto Domino), la Schola Cantorum ha proposto un interessante confronto di composizioni sul tema pasquale del "Sicut cervus".
Ecco la riflessione proposta.
IL SALMO DELLA NOTTE PASQUALE NELLA POLIFONIA DI PALESTRINA E MENDELSSOHN
La figura della cerva che anela ai corsi delle acque è uno dei temi più frequenti dell’iconografia cristiana antica, specialmente nella decorazione dei battisteri. Ma è anche uno dei temi musicali amati dai grandi compositori, in primis da Palestrina il cui Sicut cervus a 4 voci miste a cappella è sicuramente uno dei mottetti tra i più eseguiti da tutti i cori polifonici, oltre a essere tra le pagine più perfette composte del princeps musicae. Ma anche il giovane Mendelssohn compone il suo Sicut cervus (Wie der Hirsch schreit op. 42), ritenendo suo dovere continuare a lavorare sul patrimonio che i grandi maestri gli avevano lasciato in eredità. Perciò si dedicò alla composizione di alcuni salmi che caratterizzano certamente con grande chiarezza il suo stile e la sua più schietta concezione di musica religiosa.
Durante la sua vita Mendelssohn riteneva questo il salmo a lui più caro.
Schumann riteneva soprattutto questo salmo 42 la miglior opera religiosa di Mendelssohn, addirittura “una composizione ideale cui dovrebbe aspirare la musica sacra”.

Il Salmo 42: la preghiera di Cristo durante la celebrazione della sua Pasqua
"Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio".
La liturgia ravvisa in questo salmo la vera nostalgia che la Chiesa ha del Signore.
È anche il salmo che la chiesa canta nella liturgia solenne della notte pasquale, in quella santa notte in cui i catecumeni ricevono il battesimo e i fedeli si ritrovano per riconfermare la loro alleanza con Dio nelle promesse battesimali e per confessare, come dice s. Agostino, che il loro desiderio spirituale e la loro nostalgia di Dio e del cielo, non sono ancora saziati.
Lungo tutto l’arco della sua esistenza Felix Mendelssohn (1809-1847) ha affidato alla musica sacra un ruolo di primo piano nel definire la propria identità di uomo e di compositore.
Nei grandiosi adattamenti dei Salmi, dove in modo ancora più palese risplendono la sensibilità d’animo e la fede autentica del maestro tedesco, sono ben evidenti anche quelle istanze estetiche romantiche in cui convivono idealmente, con i lasciti dell’antica polifonia rinascimentale, anche gli omaggi all’arte contrappuntistica dei venerati Bach e Händel e alcuni tributi al genio mozartiano.
L’impronta stilistica di Mendelssohn si afferma in modo del tutto personale, ma è proprio nel continuo confronto con la tradizione che il repertorio sacro del compositore ci porta verso nuovi orizzonti futuri, dove pare già di presentire quelli che saranno i caratteri della musica successiva.

Sono state proposte tre versioni dell'antifona “Sicut cervus”.

- Dapprima l’antico canto ambrosiano, che riveste le brevi parole con abbondanza di melismi: essi  esprimono la ricchezza dei sentimenti che la preghiera del salmo suscita nel cuore del fedele. E’ come un desiderio incontenibile per esprimere il quale le parole non bastano, ci vuole la sovrabbondanza delle note. Bisogna ricordare che questo canto, insieme a “Coenae tuae” del Giovedì santo e “Tenebrae factae sunt” del venerdì santo, costituisce una delle espressioni più belle del repertorio del canto liturgico ambrosiano.

- Di seguito il mottetto di Palestrina a 4 voci dispari, sullo stesso testo: è un modello tra i più famosi dello stile contrappuntistico della scuola polifonica romana di cui Palestrina è il più alto rappresentante.
- Infine la versione di Mendelsshon a 4 voci dispari con accompagnamento dell’organo.
   Tutte e tre le interpretazioni danno voce alla preghiera del credente: “Ti chiediamo, Signore, di                   estinguere la nostra sete, di aiutarci a capire in che parte della nostra esistenza sta la nostra sete,               perché non si può vivere senza sete. Ma dacci l’acqua per poterla saziare”.